Netflix fa bingo con un film che Sony aveva nel cassetto. Il CEO di Sony Pictures ha ammesso che cedere i diritti di “K-Pop Demon Hunters” è stato un errore da noob. Ma noi whimsiniani ci chiediamo: è davvero così tragica? O è una mossa da giocatore di scacchi che guarda al futuro?
Un K-Pop da Oscar… o quasi
“K-Pop Demon Hunters”, musical animato che parla di demoni e idol coreane, sta sbancando Netflix. Un mix che sembra uscito da un anime shojo, ma che ha conquistato il pubblico generalista. E dire che Sony lo aveva mollato come un Pikachu selvatico in Area Zero!
Il rimpianto di Sony: “Forse potevamo farci i soldi”
Il CEO Ravi Ahuja ha confessato che, col senno di poi, avrebbero potuto distribuirlo al cinema e incassare un bel po’ di yen. Ma all’epoca l’accordo con Netflix sembrava una manna dal cielo: produzione pagata e un bel bonus. Un po’ come vendere un Drago di Komodo per un pugno di poké-dollari.
Dietrofront strategico o vista corta?
Ahuja cerca di salvare la faccia dicendo che Sony è felice quando i suoi clienti hanno successo. Ma la verità è che Netflix si è portata a casa un franchise potenzialmente enorme. E Sony, al massimo, incassa qualcosa dai diritti musicali. Un autogol degno del Team Rocket!
Il futuro è nelle mani di Netflix (e delle K-Pop)
La co-regista Maggie Kang sogna già sequel e spin-off. D’altronde, le premesse per un universo narrativo ci sono tutte. E noi whimsiniani siamo pronti a scommettere che Netflix non si farà scappare l’occasione di cavalcare l’onda del K-Pop.
Whimsiniani, che ne pensate? Sony ha fatto bene a cedere i diritti o si è fatta fregare come un Rattata da un allenatore di livello 100? Diteci la vostra!
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FAQs
È un musical animato che unisce demoni e idol coreane, disponibile su Netflix.
L’accordo sembrava vantaggioso all’epoca: produzione pagata e bonus garantito.
La co-regista Maggie Kang spera in future espansioni dell’universo narrativo.
K-Pop Demon Hunters è disponibile in streaming su Netflix.
Il CEO è Ravi Ahuja.
Di demoni e idol coreane in un musical animato.
